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Public diplomacyIl sistema bancario iraniano e il suo sostegno al terrorismo

16/06/2023
Un dibattito promosso dall’europarlamentare del gruppo Identità e Democrazia, Anna Cinzia Bonfrisco, presso il parlamento europeo di Strasburgo che fa luce sulle attività di finanziamento al terrorismo di cui continua a macchiarsi l’Iran. Con il prezioso contributo dell’ambasciatore Giulio Terzi di Sant'Agata, Christine Saddy, team leader della commissione sulla Finanza illecita del Counterterrorism group, e Ludovica Leccese

Lo scorso 14 giugno l’europarlamentare del gruppo Identità e Democrazia, Anna Cinzia Bonfrisco, ha promosso presso il parlamento europeo di Strasburgo un dibattito sul sistema bancario iraniano e il suo finanziamento al terrorismo organizzato e alle attività illecite. Vi ha invitato l’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, senatore della repubblica, presidente IV commissione per le Politiche dell’Unione europea e Christine Saddy, team leader della commissione sulla Finanza illecita del Counterterrorism group (Ctg). «Rapporti provenienti da agenzie di intelligence e organizzazioni internazionali hanno evidenziato il coinvolgimento delle banche iraniane nel facilitare il movimento di fondi verso organizzazioni terroristiche e nel favorire pratiche illegali a livello globale. Tutto ciò rappresenta non solo una minaccia alla stabilità regionale, ma costituisce anche un rischio per la sicurezza internazionale», ha spiegato Bonfrisco.

«Per contrastare questa minaccia, la comunità internazionale deve adottare un approccio più rigoroso nei confronti del sistema bancario iraniano. Le sanzioni economiche sono un modo per limitare il finanziamento del terrorismo e delle attività illecite. Tuttavia non sono sufficienti: è necessaria una maggiore cooperazione tra i Paesi per prevenire questi trasferimenti di fondi e poi aumentare la consapevolezza pubblica e l’educazione finanziaria».

Ludovica Leccese, membro della stessa commissione del Ctg, ha sottolineato l’importante coinvolgimento delle banche iraniane, e soprattutto della Banca centrale iraniana, nel riciclaggio di soldi al fine di finanziare il terrorismo. E ha illustrato con un documentato studio che collega il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica (Irgc), la forza guida ideologica della rivoluzione iraniana del 1979, con tutte le principali organizzazioni terroristiche della regione, alle quali avrebbe fornito appoggio militare e soprattutto economico negli anni. Hamas e Jihad islamica in Palestina; Hezbollah in Libano; Kataib Hezbollah (o Brigate del partito di Dio), Asaib Ahl al Haq (o Lega dei giusti), Harakat Hezbollah al Nujaba (o Movimento del partito dei nobili di Dio), Organizzazione Badr, Kataib Sayyad al Shuhada (o i Maestri della Brigata dei martiri) in Iraq; Ansar Allah (o gli Houthi) in Yemen; Brigata Zaynabiyoun e Divisione Fatemiyoun in Siria; Saraya al Ashtar (o le Brigate Al Ashtar) e Saraya al Mukhtar in Bahrain; Hezbollah al Hejaz (o il Partito saudita di dio) in Arabia Saudita; Brigata Zaynabiyoun in Pakistan; Divisione Fatemiyoun e Al-Qaeda in Afghanistan. Almeno dal 2016, la maggior parte delle valute estere destinate alle Guardie Rivoluzionarie Iraniane – Forza Quds cioè il ramo responsabile della zioni estere (Irgc-Qf) è stata fornita dalla Banca Centrale dell’Iran (Cbi), e i funzionari di alto livello della Cbi hanno lavorato direttamente con l’Irgc-Qf per agevolare il sostegno finanziario da parte della Cbi. Nel 2017, Irgc-Qf ha sovrinteso al trasferimento di decine di milioni di euro in Iraq, provenienti dalla CBI, con il governatore all’epoca della Cbi, Valiollah Seif, che aveva un ruolo chiave nel dirigere tale operazione di trasferimento. Il fondo sovrano iraniano Ndf e il cui consiglio di amministrazione comprende il presidente iraniano, il ministro del petrolio e il governatore della Cbi, è stata una delle principali fonti di valuta estera e di finanziamento per l’Irgc-Qf e il ministero della Difesa e Logistica delle Forze Armate (Modafl). Nel corso del 2018 e all’inizio del 2019, la Banca Centrale dell’Iran ha facilitato il trasferimento di diversi miliardi di dollari statunitensi ed euro all’Irgc-Qf e centinaia di milioni al Modafl dall’Fondo nazionale per lo Sviluppo (Ndf), mentre milioni di dollari dovevano essere trasferiti agli Houthi nello Yemen. La Cbi ha inoltre coordinato con Irgc-Qf per trasferire fondi a Hezbollah. In risposta, l’Ufficio statunitense per il Controllo degli Asset stranieri (Ofac) ha designato la Cbi per aver materialmente assistito, sponsorizzato o fornito supporto finanziario, materiale o tecnologico all’Irgc-Qf e a Hezbollah. Sarebbero state utilizzate società di copertura per eludere le sanzioni internazionali. Sempre nel 2019 Ali Moayed, capo della campagna contro il contrabbando di merci e valuta in Iran, ha rivelato che c’erano quasi 6 milioni di conti bancari in Iran legati ad attività di contrabbando e riciclaggio di denaro.

Giulio Terzi di Sant’Agata ha voluto ampliare il dibattito alle relazioni tra Iran e Israele e al contesto geopolitico mondiale. «Non capire la pericolosità dell’Iran vuol dire capire poco della sicurezza di Israele e della situazione di guerra in Ucraina. La focalizzazione del convegno è importante e parte di un percorso preciso in ambito parlamentare nazionale, come l’onorevole Bonfrisco ci ha insegnato. L’Iran costituisce minaccia globale, si è fatto finta di non riconoscerlo negli anni passati: la proliferazione nucleare/terrorismo/evasione delle sanzioni/strumenti finanziari illeciti si vede da tanti anni. Berlusconi nella sua proiezione atlantica sosteneva l’importanza di un ruolo dell’Europa in Medio Oriente per la sicurezza di Israele, nel far progredire il dialogo israelo-palestinese ma guardando diversamente dai governi precedenti a una prospettiva di sicurezza più concreta che puntava sulla realtà del regime iraniano come proliferatore di armi, negatore dei diritti fondamentali e promulgatore di antisemitismo, uno Stato che vedeva nella soppressione di Israele era la missione sciita nel mondo. Anche nel Parlamento italiano si è capito da tutti i lati dell’emiciclo che bisogna reagire. Dobbiamo reagire alle condizioni che stiamo affrontando con una radicale sterzata delle politiche nazionali ed europee nella relazione con l’Iran. Il passaggio di una risoluzione del Senato, approvata all’unanimità a marzo sulla condizione delle donne in Iran e sulla repressione delle manifestazioni di protesta non era certo cosa scontata in altre stagioni politiche. Altro punto la crisi in Ucraina, la guerra contro l’Europa, che vede la saldatura operativa tra la Russia putiniana e la Cina comunista, che fornisce sostegno materiale e tecnologico all’armata russa post-sovietica, in congiunzione con l’Iran, protagonista centrale tramite la fornitura di droni. È stata localizzata a 1000 km da Mosca una mega struttura che fornirà droni di tecnologia iraniana. In queste manovre si innesta un coinvolgimento finanziario clandestino giocato tra Iran, Russia e Cina, bypassando le forniture petrolifere: il sequestro delle petroliere è ripreso da mesi non solo nel Golfo ma anche in altri mari. Il commercio clandestino del petrolio si alimenta da finanziamenti illeciti in rubli e renminbi. Il collegamento di queste triangolazioni è nella volontà di creare circuiti finanziari e di transazioni petrolifere/energetiche/militari che secondo chi le opera vanno oltre la capacità di individuazione e contrasto occidentali. Mentre la Cina si manifesta opportunista: aspetta che si indeboliscano le capacità militari occidentali e statunitensi per fare come vuole nel Mar della Cina. La nostra sicurezza è colpita dalla creazione di questa rete finanziaria tra questi tre Paesi che vogliono distruggere la legalità internazionale e le condizioni in cui noi viviamo. Al Parlamento italiano si è costituito un Comitato per un Iran Libero e Democratico, con un manifesto in 10 punti a sostegno della resistenza iraniana guidata da Maryam Rajavi, con un impegno promosso al quale hanno aderito 307 Parlamentari su 600. Portare alla ribalta il tema della messa sulla lista delle organizzazioni terroristiche il Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica è importante dal punto di vista della connotazione di illegalità anche per le società di comodo che trafficano in armi e offrono sostegno al terrorismo. Auspicherei che si potesse fare promozione di questa idea anche a livello parlamentare in Europa. Non c’è dubbio che l’attività terroristica del regime avvenga anche attraverso i proxies che ha nella regione, non solo nel Golfo o in Medio Oriente ma fino all’America Latina sempre con Russia, Cina e Iran. Alcune banche indicate dal dipartimento del Tesoro americano come legate alla Banca Centrale dell’Iran e indicate come principale via di finanziamento delle attività illecite del governo iraniano hanno operato anche in Italia. Secondo i dati dell’associazione nonprofit Uani (United against nuclear Iran), vi sono ancor oggi alcune banche iraniane sanzionate che operano in Europa, come la Banca Melli con sedi a Londra e a Parigi, utilizzata dall’Irgc per finanziare gruppi militanti sciiti iracheni, Hezbollah. A Roma hanno ancora sede due banche sanzionate per terrorismo dagli Usa: Banca Sepah che finanzia direttamente investimenti per lo sviluppo di missili balistici, industrie aerospaziali iraniane e Saderat, una delle tre principali banche statali iraniane».

Christine Saddy, in collegamento da New York, si è poi concentrata sul tipo di supporto che il Corpo delle guardie della rivoluzione islamica continua a fornire ai vari gruppi terroristici nella regione, nonostante le sanzioni. «Migliaia di razzi con sistemi e tecnologie d’arma avanzati, addestramento di centinaia di migliaia di combattenti in Iran e anche all’estero. L’ultima tecnologia missilistica iraniana rappresenta una minaccia significativa nella regione e nel mondo. La forza Quds dell’Irgc è stata presumibilmente coinvolta in schemi di riciclaggio di denaro e ha utilizzato società di comodo, in particolare nel settore delle costruzioni, per incanalare entrate a gruppi terroristici nella regione. I proventi erano presumibilmente raccolti dall’Iraq come pagamento per le esportazioni di energia iraniana in Iraq, ma in realtà sono stati trasferiti a gruppi estremisti. La forza Quds ha presumibilmente utilizzato reti internazionali di contrabbando di petrolio per consentire la vendita illecita di petrolio iraniano valutato in milioni di dollari. Utilizza un solido programma informatico offensivo ed è anche stata sanzionata per aver condotto atti informatici dannosi, inclusa l’attività ransomware e spionaggio informatico. Altri hacker affiliati all’Irgc hanno effettuato rapine digitali da milioni di dollari per finanziare il terrorismo e il nucleare del regime. Dati Blockchain hanno rivelato che con l’aiuto della piattaforma di scambio di criptovalute Binance, hanno guadagnato 8 miliardi di dollari di transazioni dal 2018. Binance ha facilitato il trading di risorse digitali e ha fornito vie per le transazioni oltre i confini di un sistema finanziario globale in gran parte controllato dal dollaro Usa. Nel 2018, quando gli Stati Uniti hanno ripristinato le sanzioni contro il petrolio iraniano e settori bancari, Cbi ha lanciato un piano nazionale di criptovaluta sostenuto dal rial iraniano. La Cbi gioca quasi certamente un ruolo importante nel fornire finanziamenti servizi e canali a entità associate a organizzazioni terroristiche e ha facilitato il trasferimento di ingenti fondi e transazioni all’Irgc-Qf e ha operazioni terroristiche sostenute indirettamente».

«La comunità internazionale deve restare vigile e agire con decisione contrastare le attività destabilizzanti dell’Iran nella regione e a livello globale», ha quindi riassunto Saddy. «Rafforzare le sanzioni, migliorare la cooperazione in materia di intelligence e il rafforzamento delle misure di sicurezza informatica sono passaggi cruciali perché frenano il sostegno dell’Iran al terrorismo e prevengono ulteriori minacce alla sicurezza della regione. Affrontando queste sfide collettivamente, possiamo lottare per un Medio Oriente più stabile e sicuro. I persistenti sforzi dell’Iran per espandere la sua influenza in Medio Oriente hanno avuto gravi conseguenze per la stabilità e la sicurezza nella regione».

«Vorrei concludere ricordando un’altra importante decisione che ci ha lasciato perplessi», ha poi concluso, ringraziando i partecipanti l’europarlamentare Bonfrisco. «Si tratta della recente decisione di far presiedere all’Iran la Prima Commissione delle Nazioni Unite sul Disarmo e la Sicurezza Internazionale. È scelta assurda e profondamente immorale. Sfida ogni logica e ragione, è un insulto ai milioni di iraniani che protestano per le loro libertà fondamentali. Date le persistenti violazioni da parte dell’Iran della risoluzione 2231 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, anche per quanto riguarda il suo programma di missili balistici, come sottolineato dal Sostituto rappresentante per gli Affari politici degli Stati Uniti alle stesse Nazioni Unite, ambasciatore Robert Wood (https://usun.usmission.gov/remarks-by-ambassador-robert-wood-on-the-appointment-of-iran-as-rapporteur-of-the-unga-first-committee/), nonché i suoi continui sforzi per minare la sicurezza internazionale e la sua incapacità di cooperare pienamente con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), un rappresentante del governo iraniano non è adatto a servire in una posizione di leadership all’interno della Prima commissione. L’Iran, l’ha ricordato benissimo l’ambasciatore Terzi, vuole cancellare dalla faccia della terra Israele ed estirpare il virus del sionismo e continua a trasferire armi in violazione degli embarghi delle Nazioni Unite sulle armi; è questa la forma mentis del supremo leader iraniano, è questa la sua più vera e profonda natura. Vedere un rappresentante del governo iraniano svolgere le funzioni di presidente di una commissione che mira ad affrontare quelle problematiche legate alla sicurezza che l’Iran stesso infligge agli iraniani e al mondo, è incomprensibile e compromette l’efficacia del diritto internazionale. Il sostegno diretto dell’Iran alla guerra della Russia contro l’Ucraina è solo un esempio dei suoi sforzi attivi per minare la pace e la sicurezza internazionali. L’Iran ha trasferito almeno 400 droni armati in Russia, che la Russia ha utilizzato per colpire infrastrutture critiche e uccidere civili in Ucraina. Oggi siamo arrivati al punto, come ci ha informati Terzi, della produzione diretta in Russia delle tecnologie iraniane per sostenere lo sforzo dell’esercito russo che abbiamo visto patire i colpi di una forte e disperata resistenza da parte del coraggioso popolo ucraino di fronte a questa folle invasione.

Infine, il continuo fallimento dell’Iran nel fornire la sua piena cooperazione all’Agenzia atomica mondiale, significa che siamo tutti in pericolo. Concludendo il dibattito odierno, desidero riaffermare il mio sostegno al Forum del Negev, che mira a costruire legami commerciali e di sicurezza tra Israele e gli altri stati arabi sunniti. Un Forum che ha la politica della porta aperta, a tutti i popoli della regione, compresi i palestinesi, e che offre di sostituire la via del terrore e della distruzione con un futuro condiviso di progresso e di successo che è alla base dei recenti e preziosi accordi di Abramo, una delle pagine più importanti della recente politica mondiale, promossa dagli Stati Uniti e sostenuta da Israele e da altri Paesi che hanno voluto mettere fine ad anni di criticità e tensioni spesso strumentalizzate e spesso diventata terreno di coltura di terrorismi di varia natura che l’Iran è così bravo a manovrare».

Sistema finanziario iraniano e sostegno al terrorismo Leccese

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