Nell'ambito della visione olistica della sicurezza europea, ecco un’interessante analisi della cultura della valutazione del rischio per lo sviluppo sostenibile del Mediterraneo
Arisk (https://www.arisk.it/), società tecnologica specializzata nella gestione dei rischi, ha realizzato una ricerca con focus sull’area mediterranea basata su una visione integrata dei rischi principali sulla scorta dell’ultimo “The Global Risks Report 2021” presentato all’interno del World Economic Forum (https://www.weforum.org/reports/the-global-risks-report-2021). La portata dei rischi è tale da imporre a ogni singolo Stato rapide azioni volte alla costruzione di un apparato pubblico tecnicamente specializzato per fronteggiare gli impatti futuri sia per il proprio territorio sia per le aree limitrofe.
La deputata Anna Cinzia Bonfrisco, nell’ambito del gruppo Identità e Democrazia del Parlamento Europeo, ha colto l’importanza della ricerca che attribuisce all’Unione Europea il ruolo di motore virtuoso delle attività di coordinamento di ogni singolo Stato membro.
La ricerca evidenzia proprio come sia imprescindibile un’attività di project management nella modellazione dei processi che sottintendono il coordinamento delle azioni di prevenzione e mitigazione dei rischi evidenziati.
Alla luce dell’attuale pandemia Covid 19, si è raggiunta una maturità collettiva dei rischi presenti e futuri e quindi è quanto mai importante cavalcare questa consapevolezza pubblica e privata per creare nuove strutture volte alla Sicurezza nazionale. Auspicabile, dunque, che ogni singolo Stato enuclei, al proprio interno, un’efficiente organizzazione pubblica che, tecnologicamente avanzata, può dialogare e responsabilizzare enti, società e privati nell’accrescimento della cultura del rischio. Una consapevolezza condivisa volta all’ottenimento dei risultati migliori a tutela del benessere dei cittadini, a garanzia di principi come trasparenza, cooperazione, responsabilità decisionale per ottenere la massima collaborazione delle intere comunità.
Il rapporto, a cura di Valeria Lazzaroli e Guido Perboli di Arisk, comprende 5 capitoli stilati da professionisti, ricercatori e docenti universitari: Perboli e Mariangela Rosano esaminano i rischi che investono il settore della mobilità e trasporti; Lazzaroli, Luciano Tarantino, Fabiano Columbano quelli delle infrastrutture, Bernardino Chiaia quelli legati al cambiamento climatico, Mara Ramploud e Tony Paradiso rivolgono la loro attenzione alle grandi crisi sanitarie come quella che stiamo vivendo, ancora Lazzaroli e Tarantino avanzano infine la “soluzione” dell’intelligenza artificiale, come strumento per far crescere la cultura del rischio, ma soprattutto per supportare i piani mitigazione e di resilienza. Già il progetto europeo Odyssea (http://odysseaplatform.eu/) si è proposto dal 2017 di ottimizzare i dati disponibili da più banche dati grazie all’uso dell’AI.
Scrive Giuseppe Carlo Vegas, presidente di Arisk, nella presentazione: “Questa ricerca, attraverso uno sguardo sugli scenari futuri, vuole fornire spunti di valutazione sui diversi settori del tessuto socio-economico dell’area mediterranea. Sappiamo bene come quest’ultima è un’area chiave sotto molteplici aspetti con conseguenze diverse. Il quadro che emerge da questa ricerca multidisciplinare rivela i rischi principali che in maniera trasversale si contaminano interagendo trasversalmente su moltissimi settori.
Emergono i temi della complessità, dell’interconnessione multisettoriale, dell’importanza della ricerca avanzata e di come questa possa aiutare a comprendere il modo in cui l’interrelazione tra i rischi e i nostri sistemi socio-economici abbia un impatto molto concreto sulla produttività, sulla sicurezza, sulla salute, sui costi economici e sulle risorse finanziarie che vorremo e sapremo impegnare. (…) Questo report vuole essere un contributo per migliorare la comprensione di questi problemi e fornire supporto alle scelte complesse”.
E, ancora, si legge nella prefazione: “Non vi è dubbio che ritardare l’azione di contrasto e adattamento ai rischi analizzati allontanerebbe la prospettiva di uno sviluppo sostenibile contribuendo a impatti sempre più negativi e rischi sempre più accentuati. Sulla base delle conoscenze attuali è necessario, quindi, intraprendere azioni a breve e lungo termine al fine di costruire capacità individuali e istituzionali, accelerare il trasferimento delle conoscenze, migliorare il trasferimento e l’implementazione della tecnologia, abilitare i meccanismi finanziari, attuare sistemi di allerta precoce e migliorare la gestione dei rischi. La conoscenza degli impatti e l’analisi dei rischi integrati nel Mediterraneo possono preservare il capitale ambientale, naturale, sociale ed economico e le opzioni di risposta individuate dai risultati della ricerca scientifica consentono di sviluppare piani di gestione integrata e sostenibile del territorio valorizzandone le specificità, peculiarità e competenze dei diversi contesti territoriali”.
La ricerca ha ottenuto l’assegnazione del numero DOI (Digital Object Identifier) da parte di ResearchGate, la più autorevole community scientifica al mondo. Tale codice per la proprietà intellettuale, come noto, si attribuisce alle entità di prima classe.