Lo scorso 25 marzo l’assemblea plenaria del Parlamento europeo ha votato il report annuale per l’allargamento ai quattro Paesi balcanici Albania, Nord Macedonia, Serbia e Kosovo. I quali, però, devono continuare a concentrarsi sulle riforme fondamentali. Importante apertura per l’Albania dal gruppo Id e dalla Lega
Il processo di integrazione sarà ancora lungo perché l’Europa ha appreso alcune lezioni dall’ampio allargamento del 2004: se non ci si assicura preventivamente delle caratteristiche delle riforme nei Paesi candidati, c’è da attendersi conseguenze sul funzionamento dell’Unione. Oggi l’Unione Europea è più attenta alle riforme nei 4 Paesi balcanici candidati: Albania, Macedonia del Nord, Serbia e Kosovo.
Il Consiglio Europeo ha tenuto l’11ª riunione del Consiglio di Stabilizzazione e di associazione il 1° marzo 2021 (qui il comunicato stampa congiunto: https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2021/03/01/joint-press-statement-following-the-11th-meeting-of-the-stabilisation-and-association-council-between-the-eu-and-albania/ e qui il video: https://youtu.be/FlzyxApC4xI ) .
Cui hanno fatto seguito il testo adottato in Plenaria il 25 marzo 2021 (https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2021-0112_IT.html) e il dibattito in Plenaria https://www.europarl.europa.eu/plenary/en/vod.html?mode=chapter&vodLanguage=EN&vodId=4674b49b-85af-005b-3f11-dc78f7933d77&date=20210325#). Il Ministro portoghese Ana Paula Zacarias ha ribadito che il consiglio seguirà i progressi dei Paesi nell’attuare le riforme e nel rafforzare la democrazia e agire per la sicurezza comune: «Ci aspettiamo di cominciare i negoziati di adesione con le prime conferenze intergovernative e vogliamo rendere il processo di adesione più credibile, con una direzione politica più forte, più dinamica e prevedibile». Il Commissario all’Allargamento e la politica di vicinato, l’ungherese Olivér Várhelyi ha commentato: «I Balcani occidentali costituiscono una priorità per la UE e il futuro dei Paesi è palesemente nell’Unione europea. È anche nostro interesse perché questi Paesi sono entro i nostri confini. Come Stati membri e come UE dobbiamo ora fare la nostra parte e fornire sostegno».
I parlamentar i europei hanno approvato il report annuale per tutti e quattro i Paesi balcanici. Per l’Albania hanno accolto con favore il chiaro orientamento strategico e l’impegno per l’integrazione del paese nell’UE e chiedono l’avvio formale dei negoziati di adesione senza ulteriori ritardi, dopo il completo adempimento delle condizioni fissate dal Consiglio europeo. Hanno sottolineato che le elezioni generali albanesi del 25 aprile 2021 saranno fondamentali per il consolidamento e il rinnovo del processo democratico albanese, perché elezioni libere ed eque sono fondamentali per il processo di integrazione dell’UE. La relazione è stata adottata con 581 voti favorevoli, 61 contrari e 45 astensioni. Sulla Macedonia del Nord, gli eurodeputati hanno affermato che il Paese ha compiuto progressi costanti e sta mantenendo un ritmo costante nell’adozione delle riforme dell’UE. Di conseguenza, hanno chiesto che l’UE tenga una prima conferenza intergovernativa, che segnerà l’inizio formale dei negoziati di adesione, il prima possibile. I deputati si sono rammaricati che la Bulgaria e la Macedonia del Nord non abbiano ancora raggiunto un’intesa sulle questioni bilaterali in sospeso e l’hanno incoraggiata a raggiungere un compromesso su un piano d’azione di misure concrete per risolvere questa impasse. Le loro precedenti raccomandazioni sulla discriminazione nei confronti dei cittadini che esprimono apertamente la loro identità e/o origine etnica bulgara non sono state attuate, hanno fatto notare. La relazione è stata adottata con 558 voti favorevoli, 70 contrari e 59 astensioni (qui la conferenza stampa dei relatori Isabel Santos per Albania e Ilhan Kyuchyuk per Macedonia del Nord https://multimedia.europarl.europa.eu/en/press-conference-by-isabel-santos-ep-standing-rapporteur-for-albania-and-ilhan-kyuchyuk-ep-standing_20210325-1400-SPECIAL-PRESSER_vd).
I deputati hanno avvertito che la normalizzazione delle relazioni della Serbia con il Kosovo e il rispetto autentico dei diritti fondamentali a livello nazionale è essenziale per determinare il ritmo dei negoziati di adesione. Hanno anche espresso preoccupazione per l’efficace funzionamento del nuovo parlamento serbo, dove non c’è opposizione parlamentare e la cui legittimità è contestata dai partiti di opposizione. I deputati ribadiscono l’importanza dell’allineamento con la politica estera e di sicurezza comune dell’UE, dato che il tasso di allineamento della Serbia è attualmente il più basso della regione. I deputati hanno accolto con favore i progressi compiuti dalla Serbia nello sviluppo di un’economia di mercato funzionale e incoraggiano il governo serbo a proseguire le sue riforme strutturali in questo settore. Notando che cinque Stati membri dell’UE non hanno ancora riconosciuto il Kosovo, i deputati hanno ribadito il loro invito a farlo, sottolineando che l’indipendenza del Kosovo è irreversibile. Il riconoscimento da parte di questi restanti Stati membri dell’UE, hanno sostenuto i deputati, sarebbe vantaggioso per la normalizzazione delle relazioni tra Kosovo e Serbia, rafforzerebbe e consoliderebbe la stabilità della regione e faciliterebbe l’integrazione nell’UE di entrambi gli Stati. I deputati hanno chiesto inoltre al Consiglio di procedere con urgenza all’adozione di un regime senza visti per i cittadini del Kosovo. La relazione è stata adottata con 538 voti favorevoli, 69 contrari e 79 astensioni, per la Serbia e con 471 voti favorevoli, 109 contrari e 104 astensioni per il Kosovo
Come è noto gli eurodeputati della Lega, insieme al gruppo di Identità e Democrazia, a ottobre del 2019, avevano votato contro la prima risoluzione del Parlamento europeo che sostiene l’avvio dei negoziati Ue con l’Albania e la Macedonia. E così pure per Serbia e Kosovo. A questa votazione, invece, il gruppo Identità e democrazia si è astenuto per tre Paesi e ha votato favorevolmente per l’Albania.
Qualche giorno dopo il Segretario della Lega, Matteo Salvini, ha dichiarato alla stampa estera: «Dal mio punto di vista sarebbero i benvenuti sia i fratelli albanesi che i serbi». «Le dichiarazioni di oggi all’incontro con la stampa estera sono un messaggio di sostegno e amicizia tra i popoli e il segno tangibile che dimostra che la democrazia occidentale sta vincendo, ampliando e rafforzando la sicurezza e la stabilità dei Balcani occidentali, dell’Europa e dell’Alleanza NATO», ha ribadito Anna Cinzia Bonfrisco, europarlamentare della Lega membro della commissione Affari Esteri (AFET), della delegazione per le relazioni con Israele (D-IL) per le relazioni con l’Assemblea parlamentare della NATO (DNAT) al Parlamento Europeo.
Alla recente posizione di apertura della Lega hanno contribuito molte ragioni di politica interna ed estera.
La piccola repubblica garantisce stabilità e sicurezza nell’area dei Balcani occidentali, perché si è rivelata un alleato leale della Nato da oltre dieci anni, si è impegnata a investire il 2% del Pil nella difesa entro il 2024 e ha avviato i lavori per l’ammodernamento della base aerea Nato a Kuçovë.
L’Albania non si può certo definire Paese ufficialmente di religione islamica, a dispetto del fatto che la popolazione al 58% si definisca musulmana.
Il prossimo 25 aprile si terranno le elezioni politiche in Albania. L’Ambasciatore italiano a Tirana ha evidenziato come, a causa delle modifiche apportate alla legge elettorale nel corso del 2020, dopo la pubblicazione dei risultati, il Parlamento attuale resterà comunque in carica fino al 9 settembre 2021.
Ora al governo sono i socialisti del primo ministro Edi Rama, ma se non dovesse essere confermato o dalle urne non dovesse emergere un chiaro vincitore, i cinque mesi che intercorreranno tra elezioni e insediamento del nuovo governo rischiano di essere destabilizzanti. Il governo attuale è stato ampiamente criticato per la gestione della pandemia e del piano vaccinale, secondo le stime della Banca Mondiale, l’economia albanese è calata nel 2020 del 6,7%. Inoltre, nei primi nove mesi della crisi, il debito pubblico albanese è cresciuto di oltre 13 punti percentuali. Si tratta dell’incremento più alto nei Balcani, a fronte del 4,9 della Serbia o del 2,4 del Kosovo. In questi giorni Rama ha incontrato il presidente francese Emmanuel Macron. Secondo quanto riferisce la stampa albanese, il cammino di adesione dell’Albania all’Ue è stato il tema centrale del colloquio. Macron non si è discostato dagli esiti dell’11° Consiglio di stabilizzazione e associazione tra l’Albania e l’Unione europea di 20 giorni fa. Bene per le riforme del sistema giudiziario, per la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata. Macron ha elogiato la coerenza dell’Albania e il suo allineamento con la politica estera dell’Unione Europea. Ha chiesto maggiore controllo e un freno per i tanti richiedenti asilo albanesi. Il presidente francese formulerà una posizione sull’integrazione dopo l’analisi dell’ultimo rapporto della Commissione UE.
Cosa significa per l’Italia l’Albania? L’Albania rientra nella visione strategica dell’Italia, dall’economia alla cooperazione umanitaria. Tra i due Paesi il rapporto resta forte dal punto di vista economico, commerciale e culturale. Senza contare la presenza ultrasecolare albanese in Italia e quella migratoria dal 1991 in avanti che costituisce la seconda maggiore in Italia dopo quella rumena (poco meno di 500 mila unità) cui si aggiungono quasi 200 mila naturalizzazioni. Per ribadire la questione confessionale, a ospitare la comunità etnica albanese di nuova immigrazione in Italia è la chiesa di San Giovanni della Malva in Trastevere, a Roma.
La Cooperazione italiana è presente in Albania dal 1991, con un impegno finanziario complessivo di oltre 750 milioni di euro. Al momento sono attive iniziative per lo sviluppo che ammontano in totale a circa 240 milioni, che fanno dell’Italia uno dei principali donatori internazionali attivi nel Paese. L’interscambio commerciale con l’Italia rappresenta il 36,2% del volume complessivo dell’interscambio commerciale, nel 2018 il 48,2% delle esportazioni albanesi erano rivolte verso l’Italia, mentre l’Albania importa dall’Italia il 27,3% sull’import complessivo. Sul territorio albanese sono presenti più di 700 imprese italo-albanesi piccole e medie, una delle più grandi banche italiane, Intesa San Paolo, e taluni gruppi industriali medio-grandi affermatisi principalmente nei settori del cemento, dell’agroalimentare e dell’energia. Anche SNAM e SAIPEM hanno siglato accordi commerciali. Più di tremila imprese nostrane operano nel Paese balcanico contribuendo direttamente e incisivamente alla creazione di benessere in loco. Nell’ultimo incontro bilaterale si è riaffermato che l’Italia è amica dell’Albania, il legame tra i due Paesi è stato definito “speciale”.