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AttivismoLa difesa dei dialetti nella politica linguistica europea

05/01/2024
In Europa si parlano circa 286 lingue, e solo 24 di esse vengono riconosciute ufficialmente dall'Unione europea. La diversità linguistica e culturale è riconosciuta in tutti i documenti educativi europei come una delle caratteristiche distintive dell'UE, un valore da difendere e una fonte di ricchezza. Lo studio che presentiamo analizza il fenomeno, soprattutto in relazione alla difesa del multilinguismo.

Lo studio “Statalismo e identità in Europa-La difesa dei dialetti nella politica linguistica europea”, opera di Martina Tosoni e commissionato dal gruppo Identità e Democrazia del Parlamento europeo, si propone di analizzare il fenomeno delle varie forme di multilinguismo presenti nell’Unione europea, partendo dal presupposto che la difesa della diversità linguistica rappresenta una caratteristica essenziale dell’identità e del patrimonio culturale europeo.

Nel mondo vengono parlate più di settemila lingue. In Europa è presente solo il 3% del patrimonio linguistico totale, circa 286 lingue, e solo 24 di esse vengono riconosciute ufficialmente dall’istituzione più importante, l’Unione europea. Le restanti vengono considerate lingue minoritarie, parlate da gruppi definiti “minoranze linguistiche”.

Qualsiasi politica linguistica ha un impatto sul tessuto economico, politico e sociale di una comunità. Per evitare tali effetti, i trattati internazionali sui diritti umani vietano la discriminazione basata sulla lingua. E la tutela delle lingue è considerata un imperativo morale legato a questioni come la tolleranza, il rispetto dei gruppi etnici e delle culture cosiddette “distinte”. La globalizzazione e lo sviluppo delle reti di informazione e comunicazione hanno avviato un processo di smantellamento e di omogenizzazione, ma anche di abbattimento di barriere culturali. Tuttavia, secondo dati Unesco del 2012, sarebbero 6 mila le lingue a rischio di estinzione nel mondo.

La diversità linguistica e l’immigrazione

La diversità linguistica e culturale è ed è riconosciuta in tutti i documenti educativi europei come una delle caratteristiche distintive dell’UE, un valore da difendere e una fonte di ricchezza. Tuttavia, al di là delle dichiarazioni di intenti, le politiche degli Stati membri sulle questioni relative alla diversità si sono rivelate tutt’altro che uniformi, soprattutto oggi, di fronte alla nuova e più complessa diversità caratteristica delle nostre società, data la crescita esponenziale del numero di variabili che può essere applicato. Tra tutte, la massiccia immigrazione che sta dimostrando la debolezza di alcune politiche europee basate sul concetto di multiculturalismo e di tolleranza intese come mosaico di culture separate. Se si vuole che la diversità linguistica e culturale diventi una reale risorsa per l’Europa e non una minaccia, come molti credono oggi, è necessario sviluppare programmi di educazione linguistica e di formazione interculturale nel senso più ampio, insieme con adeguate strategie per affrontare la situazione.

Le differenze sono necessarie, l’obiettivo è superare la visione astratta, cristallizzata, chiusa e monolitica dei concetti di lingua e cultura, e promuovere processi di contatto e trasmissione, scambio e ibridazione linguistico-culturale. Punto di incontro tra lingue e culture diverse, la scuola è sicuramente uno dei luoghi privilegiati in cui la diversità linguistica e culturale può essere vissuta come una risorsa. Questo il concetto di multilinguismo presente nel Quadro comune europeo di riferimento (Qcer) e in altri strumenti del Consiglio d’Europa. “Il termine viene infatti collegato al processo di acquisizione linguistica che si realizza man mano che l’individuo entra in contatto con nuove lingue che faranno parte del suo repertorio e che contribuiranno, interagendo tra loro, alla formazione della sua competenza linguistico comunicativa (Consiglio d’Europa 2002)”.

In particolare, il Qcer distingue tra plurilinguismo e multilinguismo, e utilizza il secondo concetto per descrivere la coesistenza di più lingue in un particolare contesto geografico e sociale, e la coesistenza di più lingue. Entrambi si riferiscono alla conoscenza di una lingua, ma in modi diversi, separati gli uni dagli altri.

Quattro capitoli

Lo studio di Tosoni si sviluppa in quattro capitoli, ciascuno focalizzato sull’analisi di una tematica specifica. Il capitolo 1 “La diversità linguistica d’Europa, patrimonio e identità” affronta il tema della diversità e dei diritti linguistici, analizzando alcuni documenti pubblicati sull’argomento, in particolar modo il regolamento n. 1/1958 del Consiglio dell’Unione europea che stabilisce la pari importanza delle lingue ufficiali degli Stati membri, riconoscendo il diritto di tutti i cittadini dell’Unione di comunicare con le istituzioni dell’Ue nella lingua del proprio paese.

Il capitolo 2, ” La politica linguistica europea, continuità e cambiamento “, tratta il tema delle politiche linguistiche attuate dall’Unione europea nel corso degli anni, analizzando anche una serie di documenti emanati sul tema del multilinguismo.

Il capitolo 3, “Multilinguismo e difesa dei dialetti”, prende in esame i progetti europei di protezione e valorizzazione delle lingue di minore diffusione in relazione anche ai progetti che sono stati finanziati e promossi per valorizzare le lingue minoritarie e promuovere la diversità linguistica.

Il capitolo 4, ” La lingua italiana e la politica linguistica europea”, tratta le controverse politiche linguistiche italiane rispetto all’Unione europea, accennando alle carenze di politiche che tutelino i dialetti e le lingue minoritarie.

In conclusione, la raccolta della documentazione e delle fonti: dai lavori parlamentari europei e nazionali, agli articoli di approfondimento specialistici nazionali e internazionali e ad altro materiale divulgativo digitale quale interviste, webinar e altro materiale audio-video.

STATALISMO E IDENTITA’ IN EUROPA-LA DIFESA DEI DIALETTI NELLA POLITICA LINGUISTICA EUROPEA

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