“Donne, vita, libertà”: è il grido fatto proprio dalla diaspora iraniana e da Anna Cinzia Bonfrisco che spiega quale debba essere il ruolo dei parlamentari europei nei confronti del regime iraniano. E le tante diaspore dovrebbero avvicinarsi e coordinarsi per lo sforzo comune
L’intervento di Anna Cinzia Bonfrisco nel dibattito organizzato da Fabio Massimo Castaldo insieme agli esponenti della diaspora iraniana in Italia su “Donne, vita, libertà: Il ruolo della diaspora iraniana per un Iran libero e democratico”.
«Noi parlamentari europei e voi diaspora abbiamo lo stesso ruolo: dare voce a chi viene silenziato, denunciare ogni crudeltà, ogni violenza e ogni abuso commesso dal regime degli Ayatollah. È uno sforzo comune che voi e noi abbiamo intrapreso in nome del valore della vita e della dignità umana.
Insieme alla comunità internazionale e all’opinione pubblica mondiale, siamo scioccati dalle esecuzioni capitali: “un record abominevole”, in particolare se si considera il crescente consenso globale per l’abolizione universale della pena di morte.
Il regime dimostra una predilezione per l’istinto omicida e lo maschera dietro il pretesto della rigida interpretazione della legge islamica. Ma, “nessuno deve uccidere in nome di Dio. E anche soltanto dirlo è una bestemmia”, come ci ricorda Papa Francesco.
Il regime ha paura della libertà di espressione, il regime ha paura di una società aperta e inclusiva. Per questo, abbiamo preso l’impegno di dibattere democraticamente e pubblicamente ogni violazione umana e giuridica perpetrata dal regime.
Ogni volta che il regime e i suoi agenti uccidono per crimini non ammessi dallo standard legale internazionale o commessi da minorenni o senza giusto processo, per sparizione forzata, per trattamento o punizione crudele, inumano o degradante, per arresto o detenzione arbitrari, per condizioni carcerarie dure e che minacciano la vita e la salute del detenuto, ma anche crimini che riguardano gli omicidi transnazionali contro cittadini di un altro Stato, compresi i rapimenti o violenze, la punizione dei membri della famiglia e per quei crimini perpetrati dai gruppi terroristici che il regime sostiene all’estero. Ebbene per tutto questo e per altre forme corrotte e distorte della giustizia o che intaccano la dignità umana e le libertà dell’essere umano, noi dibatteremo, denunceremo, terremo alta la pressione internazionale sul regime, amplificheremo la comunicazione, mettendo a nudo la brutalità e l’errore ideologico del regime degli Ayatollah.
Dal 1979, in ogni angolo del territorio iraniano e in ogni strato sociale della società iraniana, gli Ayatollah seminano morte, paura, repressione, oppressione, discordia, ingiustizia, violenza e tanto, tanto risentimento. La storia ci insegna che nessuno scampa a tanta arbitraria violenza contro la vita».