Lo Spazio è il futuro in cui vivremo, secondo questo studio di Giuseppe Basini, che analizza in profondità tutti i motivi del postulato. Partendo dalla considerazione che la popolazione mondiale aumenta vertiginosamente e le risorse “terrestri” a lungo andare potrebbero non bastare. L’Europa deve fare la sua parte
La popolazione mondiale ha raggiunto quasi gli 8 miliardi ed è cresciuta di oltre venti volte nell’ultimo millennio, mentre si valuta fosse cresciuta solo di due decimi in quello precedente. È questa la considerazione che muove un’idea che ha del fantascientifico, ma che invece ha motivazioni del tutto razionali. Lo scrive Giuseppe Basini nel dossier “L’Europa dello Spazio”, elaborato per il gruppo parlamentare europeo Identità e democrazia. A eccezione dell’Europa, nel mondo cresce la natalità, le popolazioni si spostano e le risorse si rivelano sempre più insufficienti. Basini sostiene che solo lo Spazio può risolvere i molti problemi della Terra: “Forse è nello Spazio l’orizzonte di vita per i figli dei nostri figli, forse è nello Spazio la possibilità di migliorare la nostra Terra, forse è nello Spazio la garanzia del nostro futuro e della nostra Libertà”.
Nel primo capitolo l’autore analizza la popolazione e il territorio con particolare riferimento alla disponibilità di cibo e acqua. L’aumentata produttività alimentare ha per ora scongiurato il pericolo della fame, ma fino a quando? Se gli organismi geneticamente modificati si stanno diffondendo per la loro utilità nel problema alimentare, saranno in futuro addirittura fondamentali per lo Spazio, sia per viverci sia per rifornire la Terra stessa. E l’aumento della temperatura globale e l’effetto serra diminuiscono la disponibilità di acqua potabile “sicura”. Nel terzo capitolo l’autore analizza approfonditamente le questioni relative all’ambiente e all’inquinamento.
Relativamente all’approvvigionamento delle terre rare, materie prime oggi imprescindibili, detto che l’Europa si è attrezzata per il riciclo perché ne dispone in misura insufficiente, il secondo capitolo prospetta una tesi affascinante, cioè di andare a cercare ciò che sulla Terra scarseggia, nello Spazio sia su pianeti più noti e vicini (e anche sulla Luna), sia su corpi celesti con caratteristiche particolari. Alcuni studi suggeriscono, per esempio, che l’asteroide 16 Psyche, nella fascia principale degli asteroidi tra Marte e Giove, verso il quale la Nasa lancerà, con un razzo Falcon 9 di SpaceX, una missione scientifica il prossimo anno, sia il più grande corpo ricco di metalli del Sistema solare: oro, argento, platino, ferro e altri metalli per un valore di 10 milioni di miliardi di dollari. L’attività mineraria spaziale potrebbe diventare concreta realtà già nel 2040, spingendo la “space economy” verso la soglia dei mille miliardi di dollari all’anno, secondo gli analisti di Citigroup. Lo Spazio può rappresentare un’opzione importante anche per la produzione di energia, che pure sulla Terra è disponibile da diverse fonti, malgrado scelte politiche sbagliate o sottosviluppo ne abbiano finora causato la penuria. L’energia nello Spazio può essere indirizzata verso due scopi: sostenere le attività spaziali laddove si realizzano (satelliti, stazioni o colonie spaziali), utilizzando anche il nucleare, o essere trasportata per un uso sulla Terra, raccolta attraverso pannelli solari in orbita.
Il quarto capitolo affronta il problema centrale: se, cioè, l’umanità si debba obbligatoriamente espandere verso lo spazio e i pianeti del sistema solare, per il continuo aumento del numero della popolazione e la diminuzione delle risorse, o se, invece, si debba perseguire la filosofia della “crescita zero”. L’autore conclude che la crescita zero assume le caratteristiche storiche del totalitarismo e dunque perseguendola l’umanità finirebbe per perdere la libertà prima e poi la pace, avviandosi verso una qualche forma di olocausto. Analizza conseguentemente l’economia (dello spazio e non), le scienze e lo sviluppo, ma anche l’ambiente politico e militare che, perdurando il conflitto russo-ucraino e la corsa agli armamenti, non lascia affatto ben sperare. Anzi, si sta delineando una corsa allo Spazio che potrebbe avere numerosi risvolti militari. Dunque si rende necessario un corpo coerente di leggi internazionalmente riconosciute, che per lo Spazio è ancora da formare e costruire, dopo quelle costruite ai tempi della guerra fredda terrestre con l’Outer space treaty delle Nazioni unite.
Ogni capitolo, ricco di tabelle e dati, contiene continui riferimenti alla situazione dell’Europa in relazione ai vari temi. L’Europa ha la popolazione più vecchia del mondo: età media di 42 anni nel 2015, con previsione di 46 anni nel 2050 e 47 nel 2100. L’età media per i paesi non sviluppati è di 20 anni nel 2015 e si prevedono 26 anni nel 2050 e 36 nel 2100. L’Unione europea dipende per il 53,4% dall’import di energia. Il nucleare ha avuto un grande sviluppo, superando il carbone e diventando la prima fonte di produzione e le rinnovabili sono sovvenzionate, per decisione più politica che economica, che stima il forte consumo di territorio e materiali che comportano male minore, rispetto ai rilasci di anidride carbonica. L’Agenzia spaziale europea (Esa) ha commissionato due studi per lo Space based Solar power, con stazioni in orbita che possano inviare energia raccolta con pannelli fotovoltaici. L’Europa della difesa dovrà assolutamente essere realizzata. L’attività spaziale può anche essere un potente fattore di unificazione dello spirito europeo, ma in ogni caso è una necessità vitale.
L’ultimo capitolo, il più corposo, è dedicato alla prospettiva spaziale. Basini indaga le questioni tecniche che riguardano le navi spaziali e la ricerca specifica, i razzi vettori e la nuova propulsione nucleare, i satelliti orbitanti, la stazione spaziale internazionale e anche il possibile futuro dell’uomo nello spazio più vicino. La “colonizzazione” o processo di antropizzazione di altri pianeti per renderli abitabili, detto anche “Terraforming”, è una realtà neppure troppo lontana: la Nasa-National Aeronautics and Space administration entro il 2030 pensa di inviare una missione su Marte, portando uomini sulla sua superficie e sta sviluppando i progetti per le astronavi. Secondo Basini: “Potremo e dovremo cominciare da queste prime iniziative: a) Concepire, realizzare e sperimentare un vero motore a funzionamento continuo per lo Spazio e, subito dopo, delle vere navi spaziali; b) Iniziare il trasferimento, nei corpi celesti meno adatti alla vita, delle armi atomiche e delle attività altamente pericolose, chimiche e batteriologiche; c) Iniziare lo sviluppo di attività minerarie ed energetiche sui pianeti; d) Fare i primi esperimenti di produzione agricola e di antropomorfizzazione dell’ambiente spaziale più potenzialmente adatto alla vita umana; e) Iniziare il volontario trasferimento di tecnici e la fondazione delle prime città”.
Senza dimenticare di sollecitare il ruolo che l’Europa dovrà avere per disegnare il futuro dell’umanità, Basini conclude con tre citazioni. John F. Kennedy: “Siamo al confine di una Nuova Frontiera, la frontiera delle speranze incompiute e dei sogni. Al di là di questa frontiera ci sono le zone inesplorate della scienza e dello spazio”. Christopher McKay, planetologo della Nasa: “Noi esseri umani siamo in una posizione unica per contribuire a diffondere la vita, partendo da questo piccolo pianeta, dove sembra sia originata. Credo che questo possa essere il dono della Terra all’Universo, il dono della vita”. Robert Zubrin, matematico e ingegnere aerospaziale: “Oggi ci troviamo a un bivio: o raccogliamo il coraggio per partire o rischiamo la possibilità di stagnazione e decadenza”.