Il Sahel è la vera frontiera dell’Europa e lo Strategic Compass for the EU è strumento vitale per la difesa e la resilienza dell’Europa nel mondo. Un’analisi di un possibile intervento per la stabilizzazione del Mali
Il 28° esercito è l’esercito autonomo europeo destinato ad affiancare quelli dei 27 Stati membri, ancora in stato embrionale, nonostante le previsioni dello Strategic compass del 2021, documento che mira ad aumentare il livello di autonomia strategica dell’UE in piena sinergia con la NATO. “Un Esercito europeo necessario per assegnare autorevolezza tangibile ai valori dell’Unione”, secondo quanto afferma Costantino Pistilli in questo ponderoso studio, “indispensabile per confrontarsi con le sfide geopolitiche attuali e a lungo periodo, in grado di combattere conflitti ad alta intensità o micro-conflitti, e capace di opporsi alla storica ed inevitabile ossessione espansionista e ipernazionalista di attori geopolitici come la Cina e la Russia che rischiano di schernire la base ideologica di un europeismo incentrato sulla mera economia e sui mercati, affermando la propria sovranità principalmente in ambito economico con organi e istituzioni sovranazionali di natura tecnocratica”.
Il Sahel è la vera frontiera dell’Europa e può essere il banco di prova per la formazione dell’Esercito europeo, in particolar modo il Mali, un Paese colpito da una grave crisi politico-istituzionale, attore rilevante e strategico del Sahel, fucina di terrorismo di matrice jihadista (nella regione del Sahel il numero di attacchi terroristici è aumentato del 43% tra il 2018 e il 2021), di immigrazione illegale e di traffico di droga verso i Paesi dell’Unione europea. Paese diventato un inferno sulla terra per i chi professa la religione cristiana e dove Francia, partner europei e Canada hanno messo fine alle operazioni anti-terrorismo (Barkhane e Takuba), mentre è ancora presente la Missione europea di assistenza militare European Union Training Mission – Mali (EUTM – Mali). In quel Paese, crocevia dell’Africa, aumenta il sentimento anti-occidentale e anti-europeo, a favore di moti filo-russi, e qui diventa dunque “imperativo contrastare le minacce asimmetriche della Russia, contrastare la diffusione di regimi autoritari che usano lo strumento militare in modo irresponsabile”, come ha detto Anna Cinzia Bonfrisco lo scorso 15 febbraio 2022 a Strasburgo durante la discussione sulle relazioni UE-Africa, alla presenza dell’alto rappresentante Josep Borrell.
Dopo aver analizzato la storia, il collocamento geopolitico e la situazione attuale nel “Paese dei Golpe” (5 dall’indipendenza dalla Francia nel 1960), sottolineando gli aspetti del jihadismo, del narcotraffico, dell’immigrazione clandestina, dell’influenza russa e dei rapporti con l’UE, Pistilli analizza la possibilità che in tempi brevi si possa costituire un esercito europeo con un’adeguata struttura militare, tecnologica e informatica capace di una costante e rapida evoluzione. “Auspicare la rapida formazione del 28° Esercito è un riflesso spontaneo di chi è consapevole della vitale necessità di una Forza armata comune agli Stati membri per confrontarsi con le sfide geopolitiche attuali e future che potranno declinarsi in micro-conflitti o, nella peggiore delle ipotesi, in conflitti ad alta intensità. Il fine ultimo dell’Esercito europeo dovrebbe essere quello di formare coscienze resilienti a difesa di valori e spazi comuni. La storia mostra che una comunità politica incapace di garantire la propria difesa e sicurezza sul terreno rischia, prima o poi, di perdere anche la propria libertà”.