L’allargamento della UE ai sei Paesi balcanici appare ancora lontano. “Siamo un’unica famiglia” come dice Ursula Von der Leyen, tuttavia non devono essere fatti sconti sul raggiungimento degli standard europei nei capitoli di adesione. La giovane Slovenia, nel suo semestre di presidenza UE, ha tentato di favorire il processo di allargamento
La Slovenia, Paese della ex Jugoslavia che è entrata a far parte dell’Unione Europea nel 2004 con il maxi allargamento che vide aderire alla UE contemporaneamente 10 Paesi, quasi tutti ex appartenenti al vecchio blocco comunista, nel luglio 2021 ha assunto la presidenza di turno semestrale del Consiglio UE. Lubiana intende favorire il processo di allargamento.
In questo studio, Andrea Picchielli descrive la situazione relativa ai Balcani Occidentali e cosa può fare l’UE in quest’area, quindi indaga le proposte legislative e di azione politica per i Paesi dell’area.
Il 6 ottobre 2021 si è tenuto in Slovenia il vertice Ue-Balcani Occidentali. L’attenzione del vertice, organizzato proprio dalla presidenza slovena, rientra nell’impegno strategico dell’UE nei confronti dei Balcani, in linea con l’agenda 2019-2024, concentrandosi principalmente sui Balcani Occidentali, con sei paesi (Albania, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro, Repubblica di Macedonia del Nord e Kosovo) che cercano assicurazioni sul fatto che un giorno saranno ammessi all’UE.
Chiarificatore il messaggio di Charles Michel, Presidente del Consiglio europeo: “La nostra unità è una risorsa molto forte. Un approccio multilaterale è il DNA dell’Unione europea. E quando abbiamo successo, quando siamo in grado di rafforzare l’influenza europea, ciò che è positivo per l’UE lo è anche per i cittadini europei, per i nostri partner, per i nostri amici e per i nostri alleati”.
L’Unione europea è il principale partner politico ed economico dei Balcani. Con il piano economico e di investimenti, l’UE fornirà un sostegno finanziario senza precedenti, grazie alla mobilitazione di circa 30 miliardi di euro, destinati alla regione balcanica nei prossimi sette anni. La Presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen ha dichiarato: “Oggi lanciamo un messaggio molto chiaro, che vogliamo i Paesi dei Balcani occidentali nell’Unione Europea, perché siamo un’unica famiglia”
Al momento nessun leader europeo si è voluto sbilanciare su una data certa per l’adesione alla UE di Albania e Macedonia del Nord, bloccati dal veto della Bulgaria, né per l’intero processo di allargamento ai sei balcanici.
L’Alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell ha però esortato tutti i Paesi membri a mantenere il processo di allargamento “una strada credibile e di cui ci si può fidare”, una volta soddisfatti i criteri per avviare i negoziati.
Picchielli ritiene che il gruppo ID debba supportare iniziative per contribuire al processo di allargamento dell’UE nei Balcani e che Albania e Macedonia del Nord abbiano un ruolo decisivo nella stabilizzazione dei Balcani occidentali, ma che bisogna chiedere alla Commissione e all’Alto Rappresentante che non siano fatti sconti sul raggiungimento degli standard europei nei capitoli di adesione per paura di altri attori esterni che possano approfittare dell’impasse della situazione di entrata di questi nell’UE.
Riguardo al tema dell’immigrazione, ricorda come siano stati fatti progressi nella protezione delle frontiere esterne e con la collaborazione con Frontex, per esempio con gli accordi di cooperazione nella gestione delle frontiere con l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera da stati dei Balcani occidentali come Albania, Montenegro e Serbia.
In conclusione, lo studio afferma che nonostante la Presidenza slovena del Consiglio dell’UE non sia riuscita a portare a casa durante il proprio mandato l’obiettivo di favorire l’entrata nell’UE dei paesi del Balcani occidentali, sicuramente ha messo sotto i riflettori la tematica e ha portato avanti molti temi coerenti con i principi e gli ideali dell’ID, dalla difesa dei confini e la lotta all’immigrazione clandestina alla lotta al radicalismo islamico in Bosnia-Erzegovina. Seppure il governo sloveno sia guidato da un partito come l’SDS (Slovenska Demokratska Stranka, il Partito Democratico Sloveno, nella foto il premier Janez Janša) appartenente al gruppo del Partito Popolare Europeo, su materie come quelle appena citate sopra si avvicina molto alle posizioni dell’ID e quindi consiglia una maggiore collaborazione con il partito anche nell’ottica del ruolo esercitato dagli sloveni nell’asse con Fidesz (Magyar Polgári Szövetség, il Partito Civico Ungherese) di Viktor Orbàn.
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